venerdì 11 luglio 2014

NON CI RESTA CHE …ESPIRITO SANTO!



Dite la verità, durante questa crisi avete mai sentito parlare delle difficoltà delle voragini con la banca intorno le tedesche che vanno sotto il nome di landesbanken o sparkassen, avete mai sentito parlare delle innumerevoli banche tedesche fallite durante questa crisi, da media o dai giornali italiani in prima pagina?
No se non ci fosse stato il vostro Icebergfinanza, nessuno vi avrebbe raccontato che questa crisi di debito privato è nata principalmente in Europa per colpa soprattutto delle banche PUBBLICHE tedesche, che ognuno di Voi ha contribuito a salvare o tamponare con manovre finanziarie varie che a loro volta hanno contribuito a rimpinguare i vari fondi salvastati che servivano per fare tornare indietro tutti i soldini che le varie banche tedesche hanno prestato in tutta Europa, soprattutto in Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda.
Ovviamente nessuno vi dirà che il debito pubblico sta esplodendo anche grazie alle decine di miliardi che stiamo versando per salvare le banche altrui.
Una banca austriaca è in difficoltà per causa dei paesi dell’Est europeo, una portoghese non riesce ad onorare puntualmente il suo debito e viene giù il mondo, per simpatia le banche italiane rimaste ai margini dell’orgia subprime europea collassano, mentre Deutsche Bank una voragine derivata che ha pure truccato i bilanci per non dovere ricorrere al salvataggio statale, fatica a trovare capitali e il mercato se ne frega tutto continua come nulla fosse.
Non chiedetemi di ripetere tutto quanto condiviso negli ultimi anni, se passate di qui per la prima volta, fate lo sforzo di utilizzare il tasto ricerca che trovate in cima alla pagina a destra o i vari TAG e troverete tutte le risposte alle vostre domande.
Ieri il buon Draghi siccome non aveva nulla da fare e da dire ha sottolineato tanto per rispondere a Renzi che chiede ai banchieri di farsi gli affari propri senza occuparsi di politica…
Ma certo serve una governance condivisa UE per le riforme strutturali ma non serve per le banche tedesche, le leggendarie voragini con la banca intorno che vanno sotto il nome di Landesbanken o Sparkassen, di cui abbiamo ampiamente documentato in questi anni le voragini appunto, che noi popolo di fessi stiamo contribuendo a riempire con la gentile collaborazione dei fondi di salvataggio europei che stanno facendo esplodere il nostro debito.
Ve lo riassumo qui ma su, visto che se lo scrive Icebergfinanza è un blog cospirazionista e complottista …Tutte le Mps tedesche di cui la Merkel non parla
Non sforzatevi di cercare informazioni sui media mainstream, loro non vi diranno mai che siete vacche da latte, no non vi diranno mai che i fessi esistono perchè servono ai furbi.
«Il compito della Bundesbank è assicurare il proprio obiettivo statutario, e non partecipare al dibattito politico italiano. Io rispetto il lavoro della Bundesbank, ma non parlo delle Sparkassen e delle Landesbanken (una stoccata viste le eccezioni ai regolamenti europei che Berlino ha ottenuto per mantenere la vigilanza sulle casse di risparmio e le banche rurali, ndr). L’Europa è dei cittadini, non dei banchieri».
Mentre i fessi si agitano per una banchetta portogese, in Germania si preparano ad una nuova ondata di fallimenti propri e altrui…
Prima di quanto richiesto i tedeschi si sono affrettati ad approvare il cosidetto BAIL IN ovvero uan legge che costringe i creditori ad assumersi la resposnabilità di salvare le banche in difficoltà in tutta Europa, come riporta il WSJ.
Sarà affascinante osservare cosa accadrà quando Deutsche Bank entrerà definitivamente nel girone dantesco, a rischio fallimento, come è già accaduto alcuni anni fa.
“Questo garantisce che in tempi di crisi soprattutto creditori e risparmiatori contribuiranno a risolvere la crisi, lasciando in pace i contribuenti si suppone…senza dimenticare cosa in realtà è accaduto a Cipro ovviamente. Quindi in Gemrnaia sono pronti già dal 2015 a salvare le banche anche se sarà dura arrivarci al 2015/2016 senza l’aiuto di Draghi!
La Germania applicherà queste regole già dal prossimo anno, secondo il disegno di legge. I creditori bancari, oltre ai soci, dovranno aiutare le istituzioni finanziarie, coprendo sino al 8% del passivo, prima che le banche possono attingere ai mercati finanziari o al Fondo di stabilizzazione gentilmente offerto dal contribuente tedesco SoFFin. 
Va tutto bene ovviamente Madama la Marchesa, anche se qualche spiffero nelle ultime settimane è arrivato dall’Austria che ormai sta diventando come un formaggio gruviera e dal Portogallo…

Portugal’s Largest Bank Misses Bond PaymentBonds 

Ovviamente…
La portoghese Bes (Banco Espirito Santo) non ha alcun problema di solvibilità finanziaria ha fatto sapere la Banca centrale del Portogallo. “La situazione di solvibilità di Bes è solida ed è stata sensibilmente rafforzata dal recente aumento di capitale”, afferma La Banca centrale portoghese, le cui dichiarazioni sono state rafforzate dal portavoce del Governo, che ha esortato i correntisti di Bes “a stare assolutamente tranquilli. Il Governo segue la situazione con attenzione“. (MilanoFinanza)
Non solo dopo le CAC il BAIL IN, la revocatoria fallimentare sui fondi di garanzia dei depositi, la ristrutturazione dei debiti, le patrimoniali, le mani sui fondi pensione e qualche penale per uscire dai fondi monetari o obbligazionari vari, ora arriva anche la leggendaria EBA… 
…L’Autorità Bancaria Europea (Eba) ha pubblicato le linee guida cui attenersi per determinare se una banca in crisi debba essere salvata o chiusa. “Le linee guida –si legge nella nota di presentazione diffusa dall’Autorità- non prescrivono né privilegiano determinati modelli di business o strutture organizzative ma permettono un’analisi caso per caso degli impedimenti […] e la migliore soluzione per affrontare la questione”. 
Dopo Bnp Paribas trema Commerzbank. La seconda più grande banca tedesca potrebbe essere costretta a risolvere con una mega-multa le controversie legali con le autorità americane. Nel mirino del dipartimento di Giustizia Usa, proprio come nel caso del colosso francese, ci sono le operazioni con aziende iraniane e sudanesi: secondo quanto riferito dal New York Times per saldare il conto Commerzbank potrebbe pagare oltre 500 milioni. Una cifra che non si avvicina minimamente agli 8,9 miliardi sborsati da Bnp, eppure sufficiente a far scivolare il titolo dell’istituto, che in Borsa perde oltre il 5% e trascina giù tutti i listini europei.


Siete pronti… 

Come già detto, nel fine settimana Machiavelli insieme a tutti quelli che liberamente hanno il piacere di sostenere questo viaggio, torna in Francia dopo aver fatto una capatina in Germania.



Tratto da : icebergfinanza


Riforma Senato non elettivo: l’ok di Pd, Fi e Lega


 senato

Alla fine la “quadra” sulla Riforma del Senato è stata trovata. La commissione Affari costituzionali di palazzo Madama ha infatti approvato l’emendamento dei relatori nella nuova formulazione al termine di una giornata convulsa, in cui sembrava che l’accordo fosse saltato. A favore del testo hanno votato la maggioranza, Forza Italia e la Lega NordContrari Sel e 5Stelle.

Lo scoglio su cui ci si era incagliati era la modalità di elezione del nuovo Senato. Sul tema c’erano visioni distanti, tanto che Calderoli, aveva sbottato: “Non troveremo un’intesa, si andrà all’Aula”.

Invece l’intesa si è trovata e alla fine la commissione ha approvato il testo del disegno di legge sulle riforme costituzionali, che da lunedì 14 luglio sarà all’esame dell’aula. L’ok alla fine è arrivato anche per l’articolo 2, riformulato dai relatori dopo un’apertura della Finocchiaro: ora prevede che i senatori vengano eletti dai Consigli regionali su base proporzionale, in modo da non scontentare del tutto i piccoli partiti.
Lo stesso Calderoli ha espresso soddisfazione per l’intesa: dopo le modifiche, ha detto, il testo “è tornato un testo democratico”. Per quanto riguarda le modalità di elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali, Calderoli ha detto di considerare positiva la “norma a regime”; “non sono d’accordo sulla norma transitoria di prima applicazione – ha aggiunto – ma questo lo vedremo in Aula”.
Felice anche il ministro Maria Elena Boschi: “Sono molto soddisfatta. Esce dalla Commissione un buon testo. È stato rispettato l’impegno a far uscire il ddl entro oggi e di questo ringrazio la Commissione”.

Il premier Renzi, dal canto suo, è raggiante: “È una giornata di straordinaria importanza per il paese, il processo di riforme strutturali avviato sta producendo tappe con un ritmo giusto. Non facciamo le corse, approviamo le tappe in tempi regolari, dopo anni di ralenti andiamo a velocità normale”.



By Mara de Angelis per tech-media



Il traffico d’armi tra Libano e Siria



Nella Valle della Bekaa più dell’agricoltura è la compravendita di armi la vera economia.


WADI KHALED (nord Libano). Wadi Khaled è una vallata verde dove passa il confine tra il Paese dei Cedri e la Siria in fiamme. Un confine esile e poco controllato, al punto che sembra costante il rischio di passare in Siria senza rendersene conto.
Arrivati ad Akroum, villaggio sul lato libanese, ci accoglie il boato delle bombe che, oltre confine, colpiscono Tal Kalakh. Una cittadina a maggioranza sunnita dove vive anche una piccola comunità alawita e dove le forze del governo e quelle dell’opposizione di fronteggiano strada per strada.
Siamo in un punto nevralgico dei traffici e del contrabbando che sempre di più legano i due paesi. Da qui si raggiungono facilmente i territori della provincia di Homs, in fondo si intravede il villaggio di Qalaat al-Hosn, strategico per le comunicazioni e, in questa fase, in mano ai ribelli.
“Laggiù è la destinazione delle armi e dei combattenti“, ci dice Hussein Mufid, un amico libanese che ci guida in questo viaggio. “Chi vive qui in gran maggioranza, dipende direttamente o indirettamente dal contrabbando per tirare avanti”.Prima dello scoppio della guerra in Siria, nel 2011, attraverso questa frontiera inesistente passavano soprattutto prodotti elettronici, carburante e farmaci. Oggi si contrabbanda ogni cosa, anche generi di prima necessità, ma a farla da padrone è il transito di armi e il passaggio dei miliziani.
“Il passaggio dei combattenti dal nord del Libano a Qalaat al-Hosn non fa più notizia – continua Mufid – dalla Siria entrano in Libano per curarsi o riposarsi”.
Le rotte dei contrabbandieri si sono modificate nel corso della guerra. Dopo la battaglia di Qusair e l’assedio dell’esercito governativo nelle aree siriane che confinano con Arsal e Hermel, nella regione Valle della Bekaa.“Prima la via principale usata per il contrabbando era quella di Arsal, ma ora passa da qui. Anche in quella zona, però, negli ultimi tempi le operazioni di sorveglianza della sicurezza libanese si sono intensificate”.
Grazie a Mufid riusciamo a incontrare Ahmad, un contrabbandiere attivo nella zona. “All’inizio della guerra in Siria i gruppi dell’opposizione hanno iniziato ad acquistare tutti i tipi di armi e di munizioni, compravano anche i fucili da caccia – racconta Ahmad – era facile e tutti facevano contrabbando. Oggi le cose sono cambiate, i clienti vogliono armi più sofisticate e il trasporto è diventato molto più pericoloso. Ogni tanto, poi, qualche banda di ribelli riesce a mettere le mani su un magazzino di armi dell’esercito siriano e per qualche tempo le richieste diminuiscono. Così, siamo rimasti in pochi a fare questo commercio”.
In cima alla lista della spesa dell’opposizione siriana i diversi tipi di lanciarazzi e lanciagranate, usati per colpire i veicoli blindati, seguono le armi individuali come le pistole Glock, i Kalashnikov e le mitragliatrici Dashaka. “Questa roba la comprano senza neppure chiedere il prezzo, ma la cosa più richiesta è il lanciarazzi B29, difficile da trovare in Libano”.
I prezzi, naturalmente, sono in costante aumento e si parla di migliaia di dollari per ogni arma. A 2.000 $ può arrivare una pistola, a 3.000 $ un Kalashnikov e un lanciarazzi RPG circa 1.500 $ mentre i suoi proiettili possono raggiungere i 2.000 $.
Le operazioni si svolgono in modo piuttosto semplice. I gruppi dell’opposizione fanno le loro richieste in Libano ai contrabbandieri che hanno conquistato la loro fiducia. Questi recuperano la merce e organizzano il trasporto oltreconfine.
“I clienti non si accontentano che gli portiamo la merce oltre confine – dice Ahmad – ormai la vogliono consegnata a qualche loro check-point all’interno della Siria. Naturalmente il prezzo di ogni carico aumenta in proporzione alla distanza del punto di consegna dal confine”.
Per frenare il contrabbando l’esercito siriano cambia frequentemente i suoi uomini lungo il confine per evitare il rischio che si lascino corrompere. “Anche se conosciamo i sentieri e le strade più nascoste – continua Ahmad – il modo migliore per garantire il successo di un trasporto ò pagare qualcuno per fargli chiudere un occhio”.
Il tentativo di combattere il contrabbando continua su tutti e due i lati del confine e spesso le operazioni di contrasto si trasformano in vere e proprie azioni di guerra. Come è avvenuto a Tal Kalakh,quando un vero e proprio attacco delle forze di sicurezza si è concluso con la morte di 17 giovani contrabbandieri libanesi.
Nonostante tutti i tentativi di controllo sia dalla parte siriana sia da quella libanese il confine tra i due paesi è violato sistematicamente. Ahmad, però, si rifiuta di parlare del continuo andirivieni di miliziani tra i due paesi, su questo si limita a consigliarci di fare “un giro tra quel mare di profughi che girano ad Arsal e dintorni” (la città libanese di confine che accoglie circa 30.000 profughi).
Mentre ci salutiamo e Ahmad ci restituisce telefoni e macchine fotografiche, che si era fatto consegnare, ci dice ancora: “Da quando esiste questo confine qui esistono i contrabbandieri. Più dell’agricoltura è il nostro traffico la vera economia di questa regione.”

Fonte: Mauro Pompili per ilquorum