venerdì 28 febbraio 2014

ROMA …BRUCIA PRENDETE I FORCONI!

Prima di incominciare una piccola chicca arrivata fresca fresca da Bruxelles dedicata a tutti coloro che in queste settimane si sono prodigati a rassicurare gli italiani che sai non c’è nulla di male nell’aiutare qualche grande banca qua e la, in fondo lo abbiamo sempre fatto…
La lettera è partita pochi giorni fa e, visto che l’impatto può essere dirompente, l’ha fatto in punta dei piedi. Ma è difficile che l’atterraggio sia altrettanto morbido: la Commissione Ue vuole capire dal Tesoro se, dietro la rivalutazione delle quote di Bankitalia, non ci siano aiuti di Stato agli istituti. Fosse così, il decreto che rivaluta il capitale di Palazzo Koch andrebbe riscritto. E il premier Matteo Renzi avrebbe la certezza di aver ereditato dal suo predecessore un’eredità politicamente radioattiva. A maggior ragione se Beppe Grillo continuerà a usarla per accusare il governo e le authority di colludere con i grandi banchieri.
Ma proseguiamo, tanto non abbiamo scampo, siamo circondati!
Mentre oggi qualcuno tenterà di salvare Roma con i Vostri soldi, dopo che il sindaco Marino si è sfogato con dispiacere di Renzi...” Io sono veramente arrabbiato e lo sono anche i romani, hanno ragione. Dovrebbero inseguire la politica con i forconi”. “Senza il decreto io da domenica blocco la città. Le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici del Palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani invece non potranno girare fin quando la politica non si sveglierà. “  io mi sono fatto una domandina carina, carina.
Ma se dopo l’Italia, anche Roma e Napoli e chissà quante altre città, oltre alle banche e a migliaia di imprese che sono fallire, dicevo anche Roma e Napoli sono fallite, non è che il leggendario partito dei sindaci, Renzi compreso, in fondo non era altro che un bluff come tanti altri?

Firenze, il Comune bocciato dalla Corte dei Conti – Il Fatto Quotidiano

No perchè sai son tutti bravi a fare i sindaci con le tasche bucate e con questo non voglio generalizzare, anche perchè in Italia ci sono tanti amministratori locali di piccoli paesi e città che hanno amministrato in maniera virtuosa, ma una riflessione era d’obbligo!
E meno male che qualche ignorante di passaggio su questo blog e tra alcuni imprenditori e giornalisti incontrati in giro per l’Italia, sorrideva quando sostenevo che l’unica opzione reale delle quattro possibili come conseguenza della DEBT DEFLATION, deflazione da debiti in corso era il FALLIMENTO DI MASSA!
Fallimento di massa, dove, come, quando? Tralasciamo buona parte di analisti ed economisti, intrisi nel loro ego ideologico, quelli che negherebbero la realtà anche se stessero scannando viva la loro madre di fronte a loro, quelli che continuano a parlare di inflazione anche quando sale dello 0,1 %, ma questa purtroppo è la realtà!
Tecnicamente sono fallite oltre la metà delle banche, sono falliti, Stati ed Enti pubblici, fallite imprese, singoli individui, questa è la realtà e non basta il denaro di una banca centrale a sua volta tecnicamente fallita ( salvo l’onnipotenza…) per nascondere la verità.
Lo ha detto anche nonna Yellen ieri...Prima che l’economia americana torni a livelli normali “serviranno vari anni”, ma di sicuro l’azione della Federal Reserve ha dato un contributo al miglioramento della congiuntura.
No l’azione della Federal Reserve ha, per ora, contribuito ad evitare fallimento dell’intera America, al fallimento di tutte o quasi le sue banche, delle sue industrie automobilistiche, delle sue imprese edili e via dicendo. No non ci vorranno anni ma lustri e decenni, lunghi decenni perduti per recuperare questa orgia di debito, che ha distrutto strutturalmente l’economia reale e continua a distruggerla grazie alla droga della Federal Reserve che alimenta la speculazione, solo quella, non certo le balle di chi sostiene che la liquidità raggiunge l’economia reale.
Non sappiamo ancora se il crollo dei consumi è dovuto al tempo ha detto la Yellen, nessuna prova di una forte ripresa dei consumi dopo il miglioramento delle condizioni atmosferiche hanno aggiunto gli analisti di Bank of America.
Ieri gli psicopatici cocainomani testosteronizzati che amministrano i mercati sono tornati a scomettere sulla fine del tapering, infatti la Yellen … qualora ci fossero significative variazioni dell’outlook la Fed “potrebbe riconsiderare il tapering”, ovvero il ritmo dei tagli.
Oggi vi racconteranno che il PIL dell’ultimo trimestre americano in fondo non era poi tanto bello come in prima lettura ,a chissenefrega tanto fanno il QEinfinity, che lo yuan si sta velocemente svalutando in attesa che Kerry si scandalizzi, il Chicago PMI, la fiducia di quattro gatti e i nuovi compromessi di vendita delle abitazioni, il leggendario Pending Home Sales che ci diede una grossa mano a prevedere prima di chiunque altro la depressione immobiliare americana nel 2007…
Nei giorni scorsi mi è stato fatto notare il crollo dell’indice manifatturiero di Richmond, mi è stato chiesto del perchè non ne ho parlato. Richmond è il due di picche come Dallas e New York, io tengo d’occhio solo Chicago e Philadelphia i due più importanti distretti americani, che sono scesi sensibilmente. il resto è solo contorno, soprattutto se i dati finali del ISM vengono poi manipolati a seconda della convenienza. Non ci sono prove? Tornate a sognare!
E’ il migliore dei mondi possibili, se va male non ci sono problemi perchè tanto basta la liquidità delle banche centrali se invece va bene, si tengono comunque i tassi a zero perchè in fondo non può andare bene per sempre e la Realtà è un’altra.
Il buon Draghi si sforza ogni giorno suggerendo che non c’è deflazione, solo un’inflazione depressa vero, le attese per il 2014 sono dello 0.2%, il limite della BCE è il 2 % tutto bene quindi, aspettiamo di scendere sotto zero intanto loro underwater ci porteranno i tassi.
Questa invece è iperinflazione immagino…  Bce: a gennaio prestiti bancari a settore privato-2,2 PERCENTO . Imprese -2,9 PERCENTO (ASCA) – Roma, 27 feb 2014 – Nel mese di gennaio e’ proseguita la riduzione dei prestiti bancari al settore privato. Su base annuale la flessione e’ pari a -2,2%, in frazionale miglioramento rispetto al dicembre 2013 (-2,3%). Nella media del trimestre novembre 2013-febbraio 2014 la contrazione e’ pari a -2,3%.
No non lo dico a Voi, Voi ormai siete consapevoli, ma il mondo della finanza  è pieno zeppo di ignoranti ed incompetenti, figli del principio di Peter che è uno spasso studiarne le reazioni dal punto di vista della finanza comportamentale.
Sto sorridendo al pensiero di tutti coloro che nei tempi bui, soprattutto investitori istituzionali hanno venduto o evitato di comprare debito pubblico italiano, gli stessi che oggi se lo stanno strappando di mano quotidianamente a rendimenti folli per la congiuntura reale e fondamentale. La festa sta per terminare!!!
Marino suggerisce di prendere i forconi, ma quali forconi, al limite gli italiani, prendono una forchetta o gli stuzzicadenti, loro preferiscono impugnare un telecomando e digerire la pillola rossa del paese delle meraviglie.
Ieri addirittura sono arrivati i sicari dell’economia, si quelli del moltiplicatore fiscale inventato, quelli che hanno seminato morte e distruzione dovunque hanno imposto le loro fallimentari ricette FMI: STRETTAMENTE CONFIDENZIALE! a dichiarare che l’Italia è sulla strada giusta, l’avevano dichiarato su Monti e ancora ribadito su Letta, ieri sono tornati…Fmi promuove Renzi: bene gli annunci, aspettiamo dettagli. Riformare il mercato del lavoroma soprattutto questo è il pizzino che loro lasciano a Renzi, quello che loro lasciano ovunque vadano …le «riforme del mercato del lavoro sono la chiave di volta, soprattutto la flessibilità nei contratti».
Privatizzazioni, flessibilità, competitività, GROWTH GROWTH, MARKET, MARKET…idioti!

Tratto da : icebergfinanza

giovedì 27 febbraio 2014

RENZI: NON CI FAREMO DETTARE LA LINEA DALL’EUROPA!

Ieri su Repubblica in prima pagina, alla prima riga, i mentori di Renzi pubblicano …

Renzi: “Italia non si farà dettare linea da Ue” 

Va premesso che Renzi non ha detto nulla di simile, figurarsi se dopo le ultime fesserie sui Bot e sul cuneo fiscale si fidava a dire qualcosa che non potrebbe mai mantenere, visto che Padoan sa bene cosa fare!
«Il semestre europeo non deve essere solo un’occasione per fare nomine. A volte si considera l’Europa come la madre dei nostri problemi. Per me e per il mio partito non è così. Nella tradizione europeista sta la parte migliore della nostra società» 
Si lo sappiamo che per il tuo partito il problema è solo l’Italia, peccato che il tuo partito ha dominato per molti anni la scena politica italiana contribuendo in maniera determinante allo sfascio economico/finanziario ma soprattutto politico/antropologico, peccato che…

ANGELA MERKEL: AUSTERITA’…IL VENTO DELLEST 

«L’Europa oggi non dà speranza – dice ancora il premier – perché abbiamo lasciato che il dibattito sull’Europa fosse solo virgole e percentuali. Noi vogliamo un’Europa dove l’Italia non va a prendere la linea per sapere che cosa fare, ma dà un contributo fondamentale, perchè senza l’Italia non c’è l’Europa».
Ribadisco che tutte le chiacchere e le illusioni che i politici oggi vi propinano devono essere accompagnati dalla realtà, ovvero da dove prendere i soldi per tenere fede alle promesse.
ROMA, 3 dicembre (Reuters) – Il vincolo Ue a mantenere il deficit/Pil sotto il 3% risale a un mondo che non c’è più e va ridiscusso per consentire investimenti produttivi, secondo il candidato alla segreteria del Pd Matteo Renzi. 
Assolutamente sì”, ha risposto Renzi a chi chiedeva se ridiscuterebbe il vincolo del 3%. 
“E’ un vincolo che risale a Maastricht, a quando l’economia europea cresceva, era un altro mondo. Noi dobbiamo tagliare i costi della politica, dei sindacati ma se non posso fare una scuola perché c’è il 3%… col piffero che continuo a seguire l’Europa, se è in mano ai burocrati”, ha detto Renzi intervenendo alla registrazione del programma di RaiUno Porta a Porta che andrà in onda questa sera.
L’Europa è in mano a burocrati, tecnocrati, plutocrati, in mano alla Troika, quindi col piffero cosa …..
 Come abbiamo visto a sei premi Nobel non piace QUESTO euro I sei premi nobel contro l’euro / Paul Krugman: «Italia ridotta a Paese 
«Quando si separano dei gemelli siamesi, uno muore; così per salvare il sogno europeo bisogna sacrificare l’euro e tornare alle monete nazionali». Questa è la tesi provocatoria del libro uscito a ottobre in Francia di François Heisbourg, dal titolo “La fine del sogno europeo”, presentato alla società del Giardino di Milano alla presenza dell’economista Paolo Savona, il professore Giuliano Urbani e l’imprenditore Ernesto Preatoni. 
Un attacco alla moneta unica che viene dall’interno delle elites francesi, non da un euroscettico ma da un fervente sostenitore del federalismo europeo, nonché presidente del prestigioso think tank, International Institute for Stretegic Studies (IISS), che vuole far ripartire la costruzione del progetto europeo dalle fondamenta di un’unione politica e fiscale per poi passare a quella economica e monetaria e non viceversa. La tesi di Heisbourg: l’austerità è un errore, l’Europa si salvi abbandonando l’euro
Vedete lui non dice la Francia o l’Italia si salvino abbandonando l’euro, ma tutta l’Europa lasci perdere QUESTA UNIONE MONETARIA, questo fallimento vivente, ma lo so tu non puoi capire, continua a sognare, in fondo dopo sei anni, la colpa è tutta del debito pubblico o della corruzione, come se in Italia non ci fosse mai stata dalla notte dei tempi.
La mia soluzione è che la Germania se ne vada dall’euro, che prosegua la sua esperienza dimostrando da sola tutta la sua competitività con un marco fortissimo! Impossibile?
Bene preparatevi ad osservare le conclusioni.
Vedete il problema è che in un paese di fessi è difficile far comprendere che la questione non è solo politica ma soprattutto tecnica, ora che i danni della finanza e della politica sono palesi.
Ci sarà sempre qualche imbecille che prenderà la Grecia come esempio del successo dell’euro o qualche altro gemello siamese che dirà che l’austerità sta portando i suoi frutti.
 «Quanto all’Italia ha ancora un’industria, un avanzo commerciale e una svalutazione monetaria vi favorirebbe. Inoltre vi permetterebbe di monetizzare il debito. In Francia, invece, non avremmo molti vantaggi, mentre la Germania avrebbe un rivalutazione della moneta che con l’euro e stata frenata. In conclusione l’esperimento dell’euro è fallito».
 In Francia, invece, non avremmo molti vantaggi, ma questo noi lo sappiamo, Machiavelli lo sa perfettamente, non solo non avrà molti vantaggi ma … ma questa è un altra storia, la verità è figlia del tempo!
Ah dimenticavo In America va tutto bene, i dati escono che sono una meraviglia….la prossima settimana Machiavelli un uomo tutto d’oro!

Tratto da : icebergfinanza

mercoledì 26 febbraio 2014

Difendiamo la nostra gente


di Sergio Terzaghi

Difendiamo la nostra gente
Destra e sinistra: due facce della stessa moneta (di proprietà delle Banche)
Sino a qualche anno fa, "destra" e " sinistra" rappresentavano opposte visioni del mondo, veicolando idee ed indicando posizioni chiare e significative. Oggi, molte persone si sono rese conto che tali categorie servono solo ad identificare schieramenti del gioco partitico parlamentare, i quali nella realtà dei fatti fanno più o meno la stessa politica.

I partiti politici hanno generato un sistema chiuso in se stesso, il sistema dell' "alternanza unica", o meglio dell'alternanza senza alternativa. Oggi ciò è più evidente che mai, in quanto a Roma sono riusciti ad allearsi tutti (o quasi) tra loro pur di non "passar la mano". Invero, ciò che li unisce è l'economia o meglio il sistema finanziario/bancario di cui sono talvolta sudditi, talvolta attori, comunque affiliati (vedi vari gruppi di pressione) ad un sistema che ricompensa i politicanti con agevolazioni e lauti stipendi purché ogni cambiamento radicale venga scongiurato.

Noi non abbiamo mai servito i padroni del vapore e Tu?
Il nuovo scontro sociale: una maggioranza disagiata contro un’oligarchia distaccata dalla realtà
Oggi si sta generando un nuovo contrasto politico forse più reale, coinvolgente ed entusiasmante di quello che, sino a qualche tempo fa, contrapponeva "destra" e "sinistra". Quel conflitto era combattuto, in realtà, solo da alcuni onesti idealisti, attori di entrambe le fazioni.

Per tutti gli altri politici, quel contrasto è stato spesso solo un trampolino di lancio funzionale all’accomodarsi nei salotti romani, un finto scontro ideologico funzionale al mantenimento di un determinato sistema: sul punto, parla la storia.

Ma lo scenario sembra cambiare. La nuova contrapposizione vede schierato il popolo, che oggi è un mix delle vecchie classi sociali medio/basse sia di destra che di sinistra, contro una nuova classe dirigente molto agiata, globalizzata, totalmente distaccata dalla realtà.

La frattura è evidenziata dal fatto che il popolo avverte un enorme disagio mentre i governanti si dimostrano continuamente sordi rispetto ai gridi di dolore e aiuto lanciati dalla gente: suicidi e gesti eclatanti avvengono, come l'altro giorno fuori da Palazzo Chigi, proprio mentre nelle stanze del potere suonano, con giubilo, orchestre e bande di stato.

Il nuovo contrasto sociale si manifesta limpidamente nell'opinione pubblica, che esprime profondo disgusto verso l'attuale classe politica. Non a caso, la gente guarda con simpatia a tutte le posizioni alternative e distaccate dall'attuale sistema di potere: si sta creando una distanza ogni giorno sempre più incolmabile tra la gente e i partiti tradizionali. In questa situazione, occorre tenere gli occhi aperti rispetto alle strategie di camuffamento e riciclo dei potenti, oltre che a quegli stratagemmi da loro azionati per rafforzarsi o sopravvivere (ad es. paura, tensione e criminalizzazione degli oppositori).

Noi avvertiamo un’enorme frattura tra la cima marcia dell’albero e le radici sane e profonde: e Tu?
Dal web alle piazze: le idee che diventano azioni
Se è vero che internet gioca oggi un ruolo insostituibile nel campo della libera informazione, ci si deve ricordare che l’uomo è un animale sociale e politico (Aristotele). Tramite internet, si può anche chattare fra migliaia di persone, ma ciò resta un comportamento relegato all’ambito privato, al campo del virtuale casa/ufficio. Internet o gli smartphone ci danno l’impressione della moltitudine, ma la relazione autentica è tra pochi: un esempio calzante è Facebook, in cui si ha l'illusione di avere molti “amici”, rispetto ad una realtà che mostra il contrario.

Il web è sicuramente un laboratorio di discussioni, di opinioni che però devono essere concretizzarsi in "vissuto", in progetti reali. Già perché ciò che é più importante é l'azione in funzione d'una idea, non certo colui che agisce, nè tanto meno chi pontifica tramite tastiera. Ciò che si deve fare in nome d'una visione del mondo, non sempre è spiegabile razionalmente. La nobiltà di spirito agisce e tace, anche perchè il modo in cui si fanno le cose vale più delle cose stesse. Pronto anche tu a metterti in gioco per il bene comune?
Il pensare divide, il sentire unisce
Spesso i politici cercano di convincere gli elettori a dar loro il voto: chi rincorre gli altri non giunge mai primo.

Di questi tempi più che convincere, occorre cercare di comunicare, di risvegliare, di condividere, di rifondare sulla solidarietà, di ripartire dalle comunità.

Le nostre città sono controllate da personaggi che, prima di agire, hanno bisogno di saper se la loro causa è giusta e vincente, se hanno protezioni altolocate e se saranno ben remunerati.

In opposizione a ciò, pare si stia mettendo in moto un meccanismo virtuoso di condivisione del destino, poggiato sulle migliori qualità umane, su sentimenti innati. È questa la nuova frontiera rivoluzionaria che in passato ha già unito e reso forti i popoli d'Europa, è la strada che privilegia il dovere rispetto alle passioni, che privilegia, poi, le proprie passioni sugli interessi.

Facciamo comunità per resistere insieme nelle difficoltà, ricostruiamo un legame sociale.

È l'ora del risveglio, occorre riscoprire ciò che da tempo è quiescente in ognuno di noi: la solidarietà in nome d’una comune identità, frutto d'una eredità ancestrale.

Certo, oggi per molti è già una vera lotta sopravvivere e mantenere la propria famiglia.

Ma in realtà, siamo nati in questo tempo e quindi dobbiamo percorrere, coraggiosamente sino alla fine, la vita che ci è destinata.

Coraggio, sottoscriviamo un nuovo patto per difendere noi stessi, la nostra gente.

Uno degli incubi dei potenti è che, prima o poi, una massa informe si trasformi in popolo.

Non c’è più tempo da perdere.



Tratto da : liberiamoci

lunedì 24 febbraio 2014

Fact Checking alle argomentazioni PRO-EURO: smontate una per una

PREMESSA: LE ARGOMENTAZIONI A FAVORE DELL’USCITA DELL’EURO
Da tempo scrivo sulla questione Euro, ed irrimediabilmente, a valle di articoli argomentati di analisi e numeri, mi ritrovo contestazioni sulla questione. Si badi bene che non ho scoperto l’acqua calda, ma semplicemente ho visto le tesi ed il dibattito internazionale, ed interpretandoli, li ho condivisi coi lettori. Le tesi che la crisi che attanaglia l’Euro-zona e’ una crisi che nasce dal fatto che s’e’ introdotta una Valuta unica (Euro) senza fare prima tutte le cose necessarie a far funzionare il meccanismo (armonizzazione mercati del lavoro e sistemi fiscali, meccanismo trasferimenti interno, unione politica) e che portano inevistabilmente a squilibri legati ad una crisi di bilancia dei pagamenti e’ opinione condivisa da Krugman, Roubini, Manchau, Bagnai, etc.

LE ARGOMENTAZIONI DEL RIMANERE NELL’EURO
Le argomentazioni a favore del restare nell’Euro che ho avuto modo di leggere sui Media nazionali ed internazionali, non sono MAI numeriche ed analitiche, ma tendenzialmente sprezzanti e senza alcun background storico. Generalmente si basano su 2 concetti:
a) Introdurre il concetto di PAURA attraverso falsita’ o verita’ parziali (ripeto MAI supportate da dati)
b) Demolire le tesi altrui con argomentazioni MORALI
Ovviamente sono le stesse tesi che il Potere, attraverso i media vuole che passino nelle masse, e guarda caso ci riesce benissimo. Comunque, ipotizziamo che siano in buona fede ed analizziamole, e lo facciamo come di consueto non con Filosofia o Leviatani, ma con Dati, Numeri e Logica, nella speranza di vedere sulla questione un Dibattito onesto ed analitico:

 1) LA CRISI EUROPEA E’ LEGATA AI DEBITI ED AGLI SPRECHI DEI PAESI PERIFERICI
 FALSO terroristico. Nell’epoca euro nei periferici i conti pubblici dei periferici hanno avuto andamenti migliori rispetto a quelli Tedeschi (in Germania e Francia il Debito pubblico e’ salito, mentre nei periferici in genere e’ sceso). Gli squilibri sono stati nel settore privato e nei debiti esteri. I periferici hanno senza dubbio problemi (che vanno affrontati) ma la crisi ha evidentemente cause diverse.
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2) IL RITORNO ALLE VALUTE NAZIONALI E’ UN SALTO NEL BUIO
FALSO ideologico.  Le valute nazionali sono la norma da secoli, mentre le Valute Sovrannazionali (o l’aggancio a Valute estere, adottandole o fissando cambi fissi) e’ l’eccezione, ed ha sempre portato alla disgregazione del sistema, per la creazione di squilibri non governabili.
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3) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UNA SVALUTAZIONE PAUROSA, DEL 40, 50 O 60%
FALSO storico.  Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’entita’ delle svalutazioni e’ generalmente pari, a parte oscillazioni iniziali, al differenziale di inflazione accumulato nel periodo a cambi fissi con la nazione piu’ forte cui si e’ adottato il cambio. Non lo dico io, lo dice la storia economica mondiale.
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4) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE VI SAREBBE UN’INFLAZIONE GALOPPANTE, un litro di latte o di benzina costerebbe 5.000 Lire
FALSO storico.  Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), l’inflazione e’ sempre stata pari ad una frazione dell’entita’ della svalutazione. L’abbiamo spiegato con dati in svariati articoli, ma repetita juvant. Anche qui lo dice la storia.
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5) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE I TASSI SAREBBERO GALOPPANTI
FALSO storico.  Quando vi sono state svalutazioni (conseguenza di rottura di sistemi a cambi fissi), i tassi salgono prima delle svalutazione (proprio perche’ anticipano l’evento). Dopo la svalutazione immancabilmente, storicamente scendono. Qui l’Italia nel 1992.
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6) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE l’ECONOMIA REALE SAREBBE MENO COMPETITIVA
FALSISSIMO.  E’ vero il contrario e qui TUTTI gli indicatori dell’economia reale lo confermano. Ne allego uno per tutti: la produzione industriale della Germania e dell’Italia. Si vede chiaramente che l’Italia ha fatto decisamente meglio in coincidenza della svalutazione, mentre la Germania ha fatto meglio in regime di cambi semi-fissi (anni 80 fino al 1991) e con l’Euro (specie dopo il 2000). La cosa e’ riscontrabile su tutti gli indicatori e va estesa a tutti i paesi dell’euro. Vale comunque SEMPRE, in ogni esperienza storica a cambi fissi.
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7) LA MONETA E’ UN FALSO PROBLEMA, VISTO CHE IL MONDO E’ CAMBIATO E C’E’ LA CINA
FALSO da ignoranza.  Non ci perdo troppo tempo visto che feci un’ampia analisi a riguardo che vi ripropongo: Analisi della Competitivita’ dell’Export di Italia, Germania e Cina: l’Italia resta piu’ temibile del Dragone per l’export tedesco
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8) PERCHE’ ATTACCHI L’EFFICIENTE E LAVORATRICE GERMANIA E DIFENDI GLI INEFFICIENTI ED IMMORALI PAESI PERIFERICI? LA GERMANIA STA ALL’EUROPA COME LA LOMBARDIA STA ALL’ITALIA.
FALSO macro-economico. Il paragone non regge per niente, perche’ la Lombardia da’ al resto l’Italia TRASFERIMENTI pari al 12% del suo PIL, la Germania un misero 0,3%. Questo numero da solo dice tutto.
Come ripetuto 1000 volte un unione valutaria fuziona se ci sono delle precondizioni: A) forti trasferimenti interni in sussidiarieta’   B) un mercato del lavoro ed un sistema legislativo e fiscale comuni   C) Un centro politico unitari.
In Italia vi sono tutti e 3 questi fattori (sia pure con enormi storture), in Europa no. Qui trovate l’analisi completa: Lombardia sta ad Italia, come Germania sta ad Unione Europea? Non proprio….
germania lombardia

9) SE USCIAMO DALL’EURO, LE ALTRE NAZIONI EUROPEE CI FANNO A FETTINE E METTONO BARRIERE.
FALSO terroristico. Anche qui c’e’ un evidente mancanza di logica e conoscenza della storia. L’affermazione sopra e’ insostenibile per 2 ragioni:
a) Se l’Italia esce dall’Euro, e’ evidente che ne uscirebbero almeno meta’ delle nazioni (nel caso minore) o tutte (piu’ realisticamente). Per esempio la sola uscita dell’Italia dall’EURO costerebbe alla Francia, restando questa ancorata alla Germania ed alla valuta unica, il passare da un Deficit Commerciale abnorme, ad uno immenso, con banali conseguenze. Se escono tutti o quasi, non vedo perche’ tutti debbano prendersela con l’Italia.
b) Storicamente, nelle varie crisi dove una valuta s’e’ sganciata da altre, non s’e' MAI verificato l’ingabbiamento commerciale del paese stesso, semplicemente perche’ impossibile da fare e perche’ sarebbe sconveniente nel medio periodo a chi lo attua. Avverra’ parimenti in Europa

10) SE USCIAMO DALL’EURO, PERDIAMO I TRASFERIMENTI DALL’UNIONE EUROPEA.
ECCHISSENEFREGA!!!  L’Italia inspiegabilmente regala quasi lo 0,4% del suo PIL (piu’ della Germania), circa 6 miliardi all’anno di euro, al resto d’europa. Durante le crisi degli stati ha generano decine di migliardi di nuovo debito pubblico a favore di altri. Se usciamo dall’euro da questo punto di vista non potremo che guadagnarci.

 11) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SAREMO TUTTI PIU’ POVERI ED I CONTI PUBBLICI PEGGIOREREBBERO
FALSISSIMO.  E’ vero unicamente se uno percepisce redditi in Italia e li spende all’estero. Ma per la quasi totalita’ dei residenti italiani accadrebbe il contrario. Tutte le simulazioni numeriche fatte all’estero dicono il contrario. Oggi siamo nell’EURO e stiamo conoscendo una depressione economica impressionante e mai l’economia italiana e’ andata peggio. Qui la nostra simulazione del PIL nominale restando ed uscendo dall’euro, sia del PIL nominale che del Debito.
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 12) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE L’ITALIA VEDREBBE ESPLODERE IMMEDIATAMENTE IL DEBITO PERCHE’ I DEBITO SONO IN EURO.
FALSO. Lo Stato onorerebbe il debito in valuta locale, non in euro (Lex Monetae). L’onere del debito non aumenterebbe; i creditori esteri hanno gia’ incorporato la svalutazione nello spread, ed anzi il tasso diminuirebbe. Inoltre come visto aumenterebbe il PIL nominale, comprimendo il debito stesso.
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13) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE LA BANCA CENTRALE EUROPEA NON FINANZIEREBBE PIU’ IL NOSTRO SISTEMA BANCARIO, SI BLOCCHEREBBE QUALUNQUE PAGAMENTO E ESPORTAZIONE E CROLLEREBBE TUTTO
FANTASIOSO.  Chiariamo il punto di vista secondo logica:
a) Se a svalutazione avvenuta i paesi CREDITORI bloccassero il nostro sistema bancario spingendo l’Italia al Default (ammesso che riescano nell’intento), altro non farebbero che spingere l’Italia a non ripagare i debiti verso essi stessi. Se facessero cosi’ sarebbero degli auto-lesionisti.  Tra l’altro l’Italia ha un SALDO PRIMARIO ATTIVO e non avrebbe in caso di default necessita’ di finanziarsi all’estero.
b) Se torna la Valuta Nazionale, torna anche la Banca Centrale Nazionale, e quindi qualcosa che quasi certamente svanirebbe (la BCE), non si sa bene quali minaccie potrebbe compiere.
c) Le minaccie da che mondo e mondo si fanno per “evitare” un evento. Ad evento successo, la minaccia e’ un non senso.
d) Nornalmente i DEFAULT avvengono quando si esaurisce la CASSA. L’Italia ha una CASSA pari al 21% del PIL (oltre 300 miliardi di Euro) in Oro, Valute, Riserve, etc.
Direi che non c’e’ molto altro da aggiungere. Sull’ipotesi di blocco di ogni pagamento ed esportazione in europa, e’ un po’ come commentare l’ipotesi del ritorno della Peste Nera e delle 7 piaghe d’Egitto, per cui evito.

14) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE DILAGHEREBBE LA CORRUZIONE E LA BUROCRAZIA
FALSO Morale. Tutte le statistiche ed indicatori dicono che la posizione dell’ITALIA in tema di corruzione ed efficienza dei servizi pubblici (connessa con la burocrazia ed efficienza pubblica) durante l’era EURO e’ peggiorata.

15) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE SVANIREBBE LA DEMOCRAZIA, IL LIBERO SCAMBIO ED IL SOGNO EUROPEO
ROMANTICISMO ISTERICO. La struttura che muove le decisioni dell’Eurogruppo non ha niente di democratico.
L’imporre cicli di austerita’-recessione-poverta’-tracollo conti pubblici non ha niente di razionale ed UCCIDE IL MERCATO interno.
Il peggior nemico dell’Integrazione europea e’ proprio l’EURO, la costruzione folle che c’e’ alle spalle a governarlo e la follia della gestione della crisi che porta la crisi stessa ad essere eterna ed a perpetuare se’ stessa, ampliando le forze anti-europee e seminando le basi per la distruzione dell’Eurozona.
Tornare alle valute nazionali, con un mercato unico e’ la sola possibilita’ per l’Europa per ricominciare un percorso di unione politica, la cui unione valutaria sia l’ultimo anello della catena, e non il primo.

16) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE CI SAREBBE IL CAOS, MENTRE L’EURO DA’ STABILITA’.
FALSO EVIDENTE ANCHE AD UN CIECO. Il caos c’e’ adesso, da ormai 4 anni, grazie a questo ESPERIMENTO chiamato EURO. L’EURO ha introdotto RIGIDITA’ e non ha un sistema in grado GESTIRE GLI SQUILIBRI INTERNI. Coi cambi e le valute nazionali, queste avrebbero una forza conseguente alla forza degli stati stessi. In sintesi l’EURO e’ una costruzione artificiale che spinge ad una perenne crisi interna ed a contrasti in cui alla fine la spunta sempre il piu’ forte (cioe’ non l’Italia). TUTTI gli esperimenti di CAMBIO FISSO sono finiti in malomodo, SEMPRE (a meno di non aver fatto PRIMA un unione politica, dei mercati del lavoro, dei sistemi fiscali, etc).

 17) IL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ IMPOSSIBILE, PERCHE’ NON CI CONSENTIRANNO DI USCIRE. L’EURO E’ IRREVERSIBILE.
FALSO RELIGIOSO. La STORIA offre centinaia di casi di Imperi e situazioni irreversibile che immancabilmente sono crollati, a causa in primis delle proprie contraddizioni interne. E’ comunque ovvio che tecnicamente l’uscita non sia affatto cosa semplice, ma se c’e’ la volonta’ di fa.

18) L’EURO E’ UNA COSA BUONA PERCHE’ CI DA’ IL “FATTORE DIMENSIONALE PER COMPETERE” MENTRE CON LA VALUTA NAZIONALE SAREMO DEI NANETTI.
CONFUSI. Qui chi dice cio’ fa confusione tra l’UNIONE POLITICA EUROPEA (che non c’e') e l’EURO.
L’EURO in se’ non vuol dire niente di niente. Certamente, c’e’ chi ha l’ambizione di vedere l’EURO prendere il posto del DOLLARO come valuta di riserva e scambio mondiale, ed essere cosi’ in grado di imporre condizioni al resto del mondo, ma per fare cio’ oltre all’Unione Politica, Fiscale, Valutaria e dei mercati del Lavoro, bisognerebbe pure investire massicciamente in armamenti. Oggi tra l’altro l’EURO pesa nelle riserve delle banche centrali meno di quanto pesavano 15 anni fa le varie valute nazionali.
Vicino casa abbiamo la SVIZZERA ed in giro per il mondo tanti esempi di piccole nazioni che competono benissimo col resto del mondo. Quanto all’egemonia Mondiale, direi che l’Europa per una serie di ragioni (anche demografiche) puo’ tranquillamente scordarsela.
L’Europa, Euro o non Euro, puo’ tranquillamente continuare ad essere un area di libero scambio, e se vi fosse maggior coordinamento (e non certo la valuta unica) potrebbe andare in giro per il mondo cogliendo determinate opportunita’ che effettivamente il fattore scala puo’ facilitare.
 doll

19) L’EURO CONSENTE A TUTTE LE NAZIONI PERIFERICHE DI ALLINEARSI ALLE NAZIONI PIU’ EVOLUTE, DIVENTARE PIU’ EFFICIENTI, SERIE, RESPONSABILI.
RISATA!!! Con l’EURO e’ accaduto OVUNQUE in Europa esattamente l’Opposto. E la cosa e’ ovvia: l’EURO deresponsabilizza proprio le nazioni piu’ deboli (la cosa e’ avvenuta grazie all’afflusso di capitali dal cuore d’europa alimentando l’economia reale).

20) COL RITORNO ALLA VALUTA NAZIONALE E’ VERO CHE L’ECONOMIA SI RIPRENDEREBBE, MA LA PRESENZA DI UNA CLASSE POLITICA IRRESPONSABILE POTREBBE VANIFICARNE I VANTAGGI
VERO. Questa e’ l’unica argomentazione che dal mio punto di vista regge, anche se siamo nel campo delle opinioni. Cio’ pero’ non spingerebbe nessuno, lucido di mente, a non tornare alla valuta nazionale. Non tornare alla valuta nazionale sta impoverendo l’Italia e mezza Europa ad una velocita’ mai vista, ed interompere tale processo e’ perfettamente razionale e logico

CONCLUSIONI:
Il ritorno alla Valuta Nazionale, non risolve i problemi dell’Italia (di cui ho parlato tante volte e fatto proposte operative specifiche). Ma e’ altrettanto certo a mio avviso che una permanenza nell’euro non puo’ che spingere l’Italia verso un impoverimento complessivo nazionale, che non ha niente di taumaturgico. Per cui non c’e’ alcuna ragione razionale per non tornare alla Valuta Nazionale, preparandosi a tale evento (che personalmente ritengo inevitabile, come insegna la storia).
Il dibattito sull’EURO in Italia e’ assolutamente avvilente, perche’ come detto in calce, basato su pregiudizi morali e non su analisi, ricerche, dati e studio della storia. Mi auguro questo articolo spinga i lettori non tanto ad essere a favore o contro l’euro, quanto ad affrontare questi argomenti in modo serio, logico ed analitico, supportando le proprie tesi in modo dovuto, come abbiamo cercato di fare in questo lungo articolo.

 Reload di articolo pubblicato a Giugno 2013
 By GPG Imperatrice

Tratto da : scenarieconomici

giovedì 20 febbraio 2014

Financial Time: ''Le annunciate riforme di Renzi non servono: il problema dell'Italia è l'EURO'.

CLAMOROSO / IL FINANCIAL TIMES: '' LE ANNUNCIATE RIFORME DI RENZI NON SERVONO. IL VERO PROBLEMA DELL'ITALIA E' L'EURO''.Anche il Financial Times, con W. Münchau, dice in chiaro che il problema principale dell’Italia è proprio l’euro. Le tanto invocate riforme strutturali potranno ben poco senza i necessari cambiamenti nella governance della moneta unica – cambiamenti che Renzi non può controllare e che appaiono politicamente improponibili.
L'articolo:
"Il nuovo Primo Ministro Italiano avrà il compito più difficile di tutta l’Europa. Una volta confermato, governerà un paese con tre fondamentali problemi economici: un debito molto grande; nessuna crescita; e l’appartenenza a un'unione monetaria disfunzionale.
La situazione è economicamente insostenibile. A meno che l'Italia non ritorni a crescere, il suo debito diventerà sempre più paralizzante, rendendo in definitiva impossibile la sua posizione nell'eurozona. Il lavoro del premier è difficile, ma può essere descritto semplicemente: cambiare una o più di quelle tre variabili – senza lasciarsi alle spalle un disastro."
Ora la domanda da porsi è: Renzi ha una comprensione sufficientemente chiara di ciò che deve essere fatto, e dispone di una maggioranza parlamentare abbastanza grande da sostenerlo attraverso la palude delle riforme?  La risposta standard su ciò che l'Italia ha bisogno di fare prevede una qualche combinazione di riforme economiche e consolidamento fiscale.
E la risposta non è completamente sbagliata. In Italia c’è un gran bisogno di riforme strutturali, ma dubito che esse sarebbero sufficienti. Per rendersene conto, giova ricordare quanto deludente sia l’andamento economico dell'Italia. Secondo i miei calcoli, il Prodotto Interno Lordo dell'Italia è ora del 15% sotto il trend che l'economia aveva durante gli anni novanta. Non è la crisi finanziaria che ha fatto danni in Italia. È l'euro stesso.
 Se si perde il 15 per cento di qualcosa, bisogna crescere di circa il 18 per cento per ritornare al punto di partenza. E' un po' come prendere un treno in corsa. Questo numero è una misura approssimativa della dimensione del compito del signor Renzi. 

Non voglio dire che il PIL dovrebbe aumentare di quell'ammontare nei prossimi quattro anni. Questo è impossibile. Ma bisognerebbe riportare il Paese su una traiettoria che alla fine chiuderà il gap - o almeno la maggior parte. Eppure, anche questa è un'ardua impresa. Si tratta di un aggiustamento più grande di quello messo in atto dalla Germania, o di quello che sta iniziando la Francia  proprio ora.
 Quanto possono incidere le riforme strutturali? Un ottimista citerebbe studi come quelli di Lusine Lusinyan e Dirk Muir del Fondo Monetario Internazionale. Immaginiamo un universo parallelo in cui l’Italia implementi una vasta gamma di riforme strutturali e del mercato del lavoro in questo preciso istante. Secondo gli autori, questo alla fine aumenterebbe il PIL del 13 per cento rispetto a quello che sarebbe stato in assenza di riforme. È interessante, e contrario alla percezione comune, constatare che le riforme del mercato del lavoro contano meno delle misure sul mercato dei prodotti, come la liberalizzazione dei servizi. Se si aggiungono le riforme fiscali, l'impatto potrebbe arrivare fino al 20 per cento. Missione compiuta.
Ma dubito che questi numeri siano realizzabili. Per cominciare, le riforme non vengono mai totalmente implementate – certamente non da un governo di coalizione italiano. Anche in Germania 10 anni fa le riforme non sono state attuate nel modo in cui erano state proposte. Inoltre, le previsioni a lungo termine sono sempre ipotetiche. Non sappiamo se l'economia si comporterà allo stesso modo che nel passato, ora che i tassi di interesse sono prossimi allo zero e il settore bancario è disfunzionale. Correlazioni consolidate tra le variabili economiche potrebbero cominciare a non essere più valide.
Le riforme, per quanto possano essere necessarie, non possono fare tutto il duro lavoro da sole. Per mantenere l'Italia nell’eurozona, il signor Renzi dovrà anche ottenere aiuto dalla Banca Centrale Europea. E questo significa che avrà bisogno di incidere sul dibattito macroeconomico all'interno dell'UE. Devono verificarsi quattro fatti, e non tutti sono sotto il controllo di Renzi.
In primo luogo, l'inflazione dell'Eurozona non deve più rimanere costantemente al di sotto del valore obiettivo, come è stata negli ultimi tempi. In secondo luogo, l'Italia ha bisogno di tassi d'interesse più bassi, il che richiederebbe ulteriori misure non convenzionali. Terzo, le banche traballanti devono essere ristrutturate e quelle che vanno a pezzi devono essere chiuse, e va istituita una "bad bank". Quarto, le massicce eccedenze commerciali in Germania e Olanda dovranno scendere. Questi surplus stanno rendendo estremamente difficile e doloroso il riaggiustamento per la periferia dell’eurozona. Mr. Renzi dovrebbe incanalare meglio il suo spirito ribelle e rivolgerlo verso i suoi vicini del Nord.
Perché l'economia italiana torni su un percorso sostenibile nell'eurozona, Mr. Renzi dovrà mettere ordine nelle banche e affrontare i suoi partner europei. I suoi predecessori potrebbero aver atteso troppo. Il compito potrebbe ora essere semplicemente impossibile. Per avere successo, Mr. Renzi avrà bisogno di abilità, lucidità, determinazione e, soprattutto, di un sacco di fortuna."
Articolo scritto da Wolfgang Munchau per il Financial Times e tradotto da Voci dall'Estero - che ringraziamo.


Fonte: ilnord.it



Tratto da : nocensura

mercoledì 19 febbraio 2014

RENZI E LA GIOSTRA DEL QUIRINALE!

Collegamento permanente dell'immagine integrata
Si lo so, lo so questa mattina alle 10.30 Silvio…ops scusate Matteo Renzi si recherà dal Capo dello Stato che lo incaricherà di formare un nuovo governo, con calma, senza fretta, e con una raccomandazione… #matteostaisereno!
Ma francamente a noi importa poco o nulla, perchè al di là dei metodi da prima repubblica utilizzati per prendere il potere, ci penserà la depressione economica  e la nuova consapevolezza europea a spazzare via tutte le illusioni di coloro che stanno ancora oggi perdendo tempo dietro alla spendigreview o al , alle demenziali limitazioni che vanno dal deficit al fiscal compact e via dicendo.
Solo in Italia poteva accadere che il presunto nuovo che avanza, facesse accordi sottobanco con un bancarottiere fraudolento fiorentino per una legge elettorale che dovrebbe spazzar via gli stessi “utili idioti” ovvero i partiti piccoli di cui lo stesso Renzi ha tanto bisogno.
Solo in Italia poteva accadere che un “utile idiota” si senta offeso e a sua volta chiami “inutili idioti” gli stessi personaggi con i quali ha condiviso gli ultimi anni di vita politica, essendone addirittura il segretario politico.
Lasciamo invece perdere per carità di patria la minoranza del PD perchè come sempre can che abbaia non morde.
Sembra che ormai tutti minaccino di andare alle elezioni, che fai non ci stai e allora tutti a votare. Peccato che il nulla che avanza avrà l’appoggio del nulla che siede in Parlamento, ovvero l’appoggio incondizionato di tutti coloro che sanno che la prossima volta non siederanno mai più su quella stessa poltrona che hanno violentato impunemente per anni.
Se ne sono sentite di tutti i colori su ministri e poltrone, meglio lasciare che le fesserie si sedimentano prima di parlare, anche perchè in Italia abbiamo problemi ben più gravi a cui pensare ovvero andare a recuperare Luxuria che si è persa con una bandierina in mezzo alle galere russe.
Mica si parla della tragedia di un Belgio che arriva ad approvare per legge l’eutanasia per i minori, dell’abominio di adozioni di bambini da parte di coppie gay, di unione europea che cerca di imporre per il vostro orto solo sementi selezionati da tecnocrati, di un’unione europa che “suggerisce” un manualetto standard per l’educazione sessuale dei Vostri figli   Standard per l’Educazione Sessuale in Europa – Aispa nel quale si dice che la Famiglia ormai non è più il luogo adatto ad insegnare il kamasutra e che un bambino dovrebbe imparare a conoscere il cavolo sotto il quale è nato ben prima dei quattro anni.
Ma tenetevela la Vostra europa e gotevela, votatevela finendo sotto la tutela della plutocrazia e tecnocrazia mondiale.
Passando oltre ci mancava solo che qualcuno tanto per cambiare si inventasseun’operazione di finanza creativa da 1000 miliardi attraverso la proposta di un’offerta pubblica di scambio per ristrutturare il nostro debito pubblico, detenuto per oltre il 60 % da soggetti italiani, peccato che non si ricordi che almeno il 90 % è in mano a banche, assicurazioni e fondi pensioni.
Lo scambio consisterebbe nel voler sostituire 1.000 miliardi del nostro debito pubblico con  650.000.000.000 i di titoli a  lungo termine, indicizzati alla deflazione, ops scusate intendevo dire all’inflazione che non ci sarà per almeno altri vent’anni e ad un 20 % della crescita reale più 350 miliardi di quote di partecipazione ad un fondo patrimoniale nel quale infilare patrimonio statale vario. Il resto leggetevelo voi, tanto è irreale tale proposta che non vale la pena di prenderla in considerazione.
Spiace dover parlar chiaro ma è meglio essere consapevoli di quello che sussurra la realtà fondamentale, lasciare da parte l’inutile pedagogia dell’ottimismo istituzionale e guardare dietro le quinte di dati e tendenze che inesorabilmente confermano la permanenza di un lungo inverno.
Qualcuno dirà che è facile criticare, facile troppo facile, ma io ho trascorso sette lunghi anni insieme a Voi a condividere ciò che la storia ha insegnato, condividere questa crisi essenzialmente antropologica, a condividere sistemi economici alternativi, suggerire in un libro una visione alternativa, ma ora il tempo sta per scadere.
Nel fine settimana l’Istat ha voluto salutare l’addio di Enrico Letta con un timido risultato ZERO virgola positivo del nostro prodotto interno lordo PIL per gli amici…
Nel quarto trimestre del 2013 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2005, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,8% nei confronti del quarto trimestre del 2012. Il lieve incremento congiunturale è la sintesi di un andamento positivo del valore aggiunto nei settori dell’agricoltura e dell’industria e di una variazione nulla del valore aggiunto nel comparti dei servizi. Il quarto trimestre del 2013 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2012.
Nel 2013 il Pil corretto per gli effetti di calendario è diminuito dell’1,9%. Si segnala che il 2013 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del 2012.
La variazione acquisita per il 2014 è nulla.
Punto è nulla, questo risultato è il nulla soprattutto se si pensa che…
Roma – Nel 2013 le aziende creditrici della Pubblica amministrazione hanno ricevuto pagamenti per 21,6 miliardi di euro.È il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni a fare il punto dell’operazione rimborso, su cui sono puntati gli occhi dell’Unione europea. Fra luglio e dicembre dello scorso anno, sono stati pagati in media 3,6 miliardi al mese.
Secondo il Governo a giugno il contributo del rimborso arretrati della PA doveva essere di circa 1,2 punti percentuali per tutto il 2013 e 2014 mentre secondo dati Bankitalia di circa uno 0,5/07 %.
In realtà non sappiamo se la liquidità è affluita solo per ridurre debiti e saldare fatture, se è stata impiegata per nuovi investimenti, quello che è certo è che il risultato finale di questa depressione economica è andato ben oltre le previsioni.
Ovviamente in questa festa di commiato, non potevano mancare anche glii inutili idioti del senno di poi, si quelli di Moody’s dopo aver per anni raccontato un mucchio di balle ITALIA … MOODY’S: LA FRODE DEL RATING!
…Alla base del miglioramento dell’outlook, spiega l’agenzia, c’è la tenuta delle finanze pubbliche, che si riflette nell’aspettativa di una stabilizzazione del rapporto debito/Pil nel 2014 e nel robusto profilo di gestione del debito, con tassi attualmente bassi rispetto ai livelli storici e nell’andamento stabile dei pagamenti per interessi rispetto alle entrate dello Stato.
Tra i fattori positivi, prosegue l’agenzia, c’è anche un rischio più limitato legato a eventuali necessità di ricapitalizzazione del sistema bancario e alla “cristallizzazione” dei contributi italiani ai fondi salva stati Efsf ed Esm, di cui il paese è il terzo contributore della zona euro. (Reuters)
Ovvero loro ora vi dicono che il nostro debito è sempre stato sostenibile, tranne che per qualche oca giuliva, analista od economista dell’ultima ora, specie che si riproduce facilmente nel nostro Paese, alla quale la federazione cacciatori dovrebbe riservare maggiore attenzione.
Ve lo traduco in parole semplici, il debito italiano era, è e sarà sempre sostenibile, come lo è sempre stato dalla notte dei tempi, ma loro avevano bisogno di provarci per far fare qualche soldino ai loro azionisti, provocando panico ad arte, giusto per aiutare e legittimare i mercati a dare una piccola lezione di civiltà a Silvio Berlusconi, facendo contenti nonno Napolitano e mamma Merkel insieme allo zio Sarkozy.
… “Le dimissioni di oggi del capo del governo Enrico Letta e l’attesa per un nuovo esecutivo guidato da Matteo Renzi non alterano le aspettative di Moody’s su tale aspetto” si legge nella nota.
Peccato però che secondo l’agenzia MNI della Deutsche Boerse Group. secondo MCCormick della DBRS ultima agenzia di rating che ha tenuto in piedi con il rating stesso il nostro Paese evitando il panico presso le banche centrali, la notizia delle dimissioni di Letta sia chiaramente una non buona notizia che indica se mani che ne fosse stato bisogno instabilità!
Ah dimenticavo che figata sono riusciti perfino a farvi dimenticare la questione del decreto IMU BANKITALIA… State sintonizzati ci sarà da divertirsi!

Tratto da : icebergfinanza