domenica 9 novembre 2014

Napolitano: sempre più concreta l’ipotesi dimissioni. Il premier: è una garanzia. Si apre il toto-presidente



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Roma – Si fa sempre più concreta l’ipotesi delle possibili dimissioni di Giorgio Napolitano e, di fatto, si è già aperto il toto-presidente per dare avvio alla sua successione.
Questa dunque la partita, che occuperà lo scenario politico italiano dei prossimi mesi e darà vita ad un acceso dibattito, che passerà necessariamente per quello sulla stabilità del Patto del Nazareno, perché chiaramente Forza Italia vuole partecipare attivamente alla scelta del nuovo presidente.
Matteo Renzi è stato tra i primi ad intervenire nell’esprimere il suo pensiero e, durante la sua visita al cantiere di Valico sull’Appennino tosco-emiliano, rispondendo sull’eventualità che Napolitano lasci,  ha commentato così: «Io non mi preoccupo del futuro del Capo dello Stato, mi preoccupo di fare bene il mio lavoro. Napolitano è una garanzia per tutto il Paese»,
Nella risposta del premier traspare da un lato la solidità del suo rapporto con il Colle, ma anche la consapevolezza che Napolitano potrà lasciare.
Il presidente del Senato Grasso guarda ad un futuro in cui Napolitano non sarà più al Quirinale e dice: «Sono certo che il presidente della Repubblica darà e continuerà a dare il massimo per essere utile al nostro Paese in qualsiasi modo e con qualsiasi funzione».
Parole di stima nei confronti Napolitano arrivano anche dal ministro Maria Elena Boschi, che auspica che il presidente «possa rimanere il più a lungo possibile a svolgere il suo ruolo per tutti noi come Capo dello Stato».
Giovanni Toti, di Forza Italia, invece chiede che Napolitano resti lì dove sta, perchè da stabilità al Paese. Fi si sente, dunque garantito dalla presenza di Napolitano. Ma se dovesse decidere per l’addio del presidente, il suo successore dovrebbe essere sicuramente un nome di garanzia. Fi si rivolge al Pd e fa anche capire chiaramente a Renzi: «Nessuno pensi a forzature di maggioranza».
Forza Italia, dopo la sgradita sorpresa del voto per il giudice della Consulta, che ha visto il successo del Pd e M5s, non gradirebbe che questo orientamento si ripeta anche per il Quirinale.
Dello stesso parere anche Ncd di Alfano, che chiede a Napolitano di restare e chiede che per la successione si trovi una convergenza su figure di “alto profilo”, che non determinino scontri di ideologie e soprattutto che siano «un elemento di garanzia».
Pier Luigi Bersani, invece, si affida alla decisione del Capo dello Stato e si limita a commentare con un secco «farà per il meglio».
Per il momento non ci sono commenti significativi del M5s che, pur mantenendo la sua linea critica nel confronti del Colle, non si sbilancia ancora. Grillo però, sul suo blog, definisce Napolitano «un presidente della Repubblica eletto(si), contro lo spirito della Costituzione, che decide lui quando dimettersi ricattando di fatto il Parlamento».
Dopo la pausa della domenica, si attendono nei prossimi giorni sviluppi e dichiarazioni che facciano meglio capire l’indirizzo politico che si vuole dare a questa delicata vicenda che, volente o nolente, bisognerà affrontare prima o poi, non fosse altro che per questioni anagrafiche dell’anziano presidente, su cui gravano il peso degli anni e delle difficoltà politiche del momento che richiedono e assorbono tanta energia, che anche per un tipo in ossidabile come lui è destinata ad esaurirsi.
Ovviamente già, più o meno apertamente, si sono aperti ragionamenti sulla succesione e circolano i nomi che danno il perchè a questi ragionamenti sicuri, che nella dialettica politica parlarne non è irrispettoso nei confronti di Napolitano, che fin da subito dopo la sua rielezione ha sempre fatto capire che il suo era un “impegno a tempo”.
Tra i possibili nomi, Romano Prodi, che potrebbe risarcirlo dopo lo sgambetto dell’anno scorso, in cui fu tradito dai 101 del suo partito. che ne bloccarono la corsa verso il Colle.
Ci sarebbe anche l’insospettabile Graziano Delrio, attuale sottosegretario alla Presidenza del consiglio e uomo di fiducia di Renzi, che potrebbe arrivare spedito verso il colle appoggiato dai parlamentari del Pd.
E poi ancora il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che potrebbe costituire la sorpresa che accontenterebbe chi vuole un nome al femminile per la più alta carica dello Stato. Ma su questa scia torna puntuale il nome di Emma Bonino e pure Anna Finocchiaro.
Infine non manca tra i papabili il nome di Piero Fassino, attuale presidente dell’Anci, ex ministro degli Esteri, oltre che ex segretario dei Ds. Ma tutto è ancora possibile e nessuno di questi nomi ha certezze, perchè le correnti ed i venti politici potrebbero ribaltare ogni previsione e perciò è ancora troppo presto.



Fonte: Sebastiano Di Mauro per 2duerighe


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